-----Messaggio originale-----
Da: Franco Lombardi [mailto:frlombardi@virgilio.it]
Inviato:
venerdì 2 novembre 2007 18.14
A:
giovanni.bazoli@intesasanpaolo.com
Oggetto: c.a.dott. giovanni
bazoli
Spett.le
Telefonica-Telco
c.a. Dott. Cesar Alierta, Vila Boix,
Sanchez, Escrig Melia, Sohail Quadri
Banca Intesa
S.Paolo-Telco c.a. Dott. Bazoli, Dott. Filippo
Bruno, Dott.
Miccichè
MedioBanca-Telco
c.a. Dott. Geronzi, Dott. Rebecchini,
Dott. Pagliaro
Generali-Telco
c.a. Dott. Perissinotto, Dott.
Minucci, Dott. Verbich
Sintonia-Telco
c.a. Dott. Alessandro Benetton, Dott.
Gustave Stoffel
oggetto: lettera ASATI ai soci Telco
Roma,
2 novembre 2007
già nel 1998 intervenimmo numerosi come rappresentanti
dell'ASATI alla prima assemblea a Torino di Telecom Italia privatizzata. Il
management di allora ci ascoltò ma ritenne di dover dare poco peso alle nostre
proposte, perché forse riteneva che il cambiamento doveva essere attuato senza
affidarsi a quanto noi proponevamo all'epoca: vedevamo con molto favore la
completa privatizzazione della Società, ma suggerivamo di non disperdere
l'intero patrimonio di uomini e di idee che l'Azienda si era costruita negli
anni e che possedeva.
Di certo sappiamo che la situazione oggi è molto
diversa da quella di dieci anni fa. Ma formuliamo la stessa richiesta di allora:
essere ascoltati per difendere i nostri interessi e riteniamo anche quelli di
tutti gli altri piccoli azionisti, circa 700mila, che rappresentano un quarto
dell'intero capitale sociale della Società. Le nostre proposte vogliono essere
solo dei suggerimenti, formulati con l'ausilio di coloro che conoscono - per
essere vissuti in Telecom Italia per l'intero arco lavorativo e alcune volte con
responsabilità crescenti - le potenzialità e le criticità di una società che
opera nelle telecomunicazioni nel contesto nazionale e internazionale.
Ci
piace ricordare che tra gli iscritti alla nostra Associazione, molti hanno
acquistato le azioni della nostra Società in anni lontani. Ci ritenevamo,
allora, soddisfatti dell'investimento perché vedevamo crescere la fiducia del
Mercato nel tempo verso Telecom Italia, progredire il valore dell'azione, e
ricevevamo gli utili distribuiti regolarmente alla scadenza di ogni bilancio -
non in misura rilevante, ma sicuramente soddisfacente. In linguaggio di gergo
eravamo non degli speculatori di Borsa, ma dei "cassettisti". In linguaggio più
moderno diciamo che puntavamo ad una crescita duratura di valore dell'azienda
che, in effetti, sino alla fine degli anni '90, c'è stata.
Quanti di noi a
quel tempo operavano all'interno della Società sentivano che lo stato di salute
complessivamente buono di Telecom Italia era anche il risultato di un "gioco di
squadra" nel quale ognuno si sentiva in qualche modo non uno spettatore o un
esecutore di ordini giunti dal Vertice Aziendale, ma un piccolo protagonista
della crescita di valore della Società.
Nell'ultimo decennio il quadro è
cambiato. Dal momento della privatizzazione è sembrato, infatti, a quanti di noi
avevano lasciato l'Azienda dopo molti anni di lavoro con responsabilità diverse,
che la Società aveva modificato sostanzialmente i criteri di definizione e di
attuazione degli indirizzi strategici per la conduzione della nostra Società,
specie per gli investimenti a più lungo ritorno.
Abbiamo assistito a numerosi
cambiamenti della proprietà di riferimento e dei manager che hanno assunto
posizioni di Vertice ed abbiamo avuto l'impressione che gli obiettivi a breve
siano diventati preponderanti su quelli di medio-lungo termine. Si potrebbe
obiettare, ed è almeno in parte vero, che ciò è accaduto in molte altre aziende
ma nel caso di T.I., a differenza ad esempio di BT e Telefonica, che le
conseguenze sono assolutamente inaccettabili.
Il risultato di quest'ultimo
decennio si commenta da sé: l'interesse del mercato per il titolo di Telecom
Italia è calato drammaticamente e oggi non riesce a raggiungere quel valore di
2,7 - 3 ? che dovrebbe costituire un punto di partenza per il rilancio della
Società. Il debito di Telecom Italia, a fronte di bilanci sempre positivi,
assolutamente fisiologici, è dapprima cresciuto enormemente e poi è rimasto
praticamente invariato negli ultimi anni, nonostante nel frattempo gli assets
delle società si siano drammaticamente ridotti con le cessioni di buona parte
delle proprietà immobiliari e di molte partecipazioni profittevoli di Telecom
Italia all'estero.
Le sfide che attendono l'Azienda sono molte e hanno
bisogno della cooperazione di tutti gli azionisti, del management e dei
dipendenti oltre che dell'attenzione delle istituzioni e degli opinion
leader.
In primo luogo bisogna investire capitali non modesti in quei
mutamenti della rete (anzitutto nella NGAN) che, a giudizio degli esperti,
costituiranno la chiave per una ripresa a medio termine di una crescita
sostenuta degli introiti e, dunque, degli utili della Società.
In secondo
luogo bisogna investire di più nella qualità del servizio offerto, elemento
cardine, a nostro avviso, per una "fidelizzazione" dei clienti, in un mercato
che si presenta sempre più aggressivo e competitivo.
In terzo luogo dobbiamo
porre maggiore attenzione che in passato alla necessità di essere interlocutore
credibile e privilegiato con la Pubblica Amministrazione e con i clienti affari,
specie con quelli di maggior rilievo che hanno preferito passare al servizio
offerto dagli Operatori alternativi.
In quarto luogo dobbiamo crescere nei
mercati internazionali, troppo spesso mortificati da strategie altalenanti di
sviluppo e di dismissione.
Infine dobbiamo puntare rapidamente al mercato
dell'ICT che, insieme a quello dei media, rappresenterà il nuovo mercato in cui
far crescere ricavi e margini.
Noi crediamo che la Società possa vincere
tutte queste sfide, perché conosciamo bene il patrimonio di know how e di
professionalità di cui è ricca. Il middle management è capace di decidere in
maniera approfondita e competente ed ha un attaccamento eccezionale
all'Azienda.
E' per questo che abbiamo voluto conservare quel piccolo
patrimonio di azioni che possediamo, che per alcuni di noi costituisce una parte
rilevante del risparmio accumulato negli anni.
Vediamo, quindi, con estremo
interesse ma anche con preoccupazione, alla luce delle vicende delle ultime
settimane, il cambiamento che si sta attuando in queste ore nella Società ed
auspichiamo che esso possa comportare quella svolta che da tempo attendiamo per
la conduzione della stessa.
E', infatti, in questa ottica che Vi abbiamo già
inviato una lettera il 31 ottobre u.s., che aveva come oggetto "Scelte del
vertice aziendale" con la quale suggerivamo di costruire insieme a Voi una
storia nuova e proficua su rapporti improntati sulla stima reciproca. Contiamo,
perciò, molto sulla Vostra capacità di ascolto delle nostre opinioni che saranno
sempre tese, come abbiamo già sottolineato, alla crescita del valore della
Società.
Siamo quindi disponibili ad attivare con Voi al più presto un
dialogo nelle forme che Voi riterrete più opportune e perciò ci attendiamo un
riscontro a questa nostra lettera.
Per ora Vi auguriamo ogni successo
nell'attività di Governo dell'Azienda che, auspichiamo, possiate intraprendere
ufficialmente già fra qualche ora e inviamo con deferenza i nostri migliori
saluti.
Gabriele Bosco
Franco
Lombardi
www.asati.eu