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Telecom Italia-Asati: fermiamo Telefonica
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30-09-2013  | Invia Invia mail ad un amico Stampa Stampa

I veri obiettivi di Telefonica sono quelli di non acquisire il 22% di Telco ma rimanere allo stato attuale con il 66% di Telco, ovvero tradotto in azioni TI, solo i il 5% in più rispetto

I veri obiettivi di Telefonica sono quelli di non acquisire il 22% di Telco ma rimanere allo stato attuale con il 66% di Telco, ovvero tradotto in azioni TI, solo i il 5% in più rispetto all’attuale, senza diritto di voto, con una governance italiana e la possibilità di salire al 70% dopo aver risolto, entro 9 mesi, i problemi in Brasile per la vendita/acquisizione di Tim Brasil.

Questa strategia è legata al fatto che se acquisisse l’intera partecipazione di Telco, Telefonica dovrebbe, dato che esercita l’attività di Direzione e Controllo Societario su Telecom Italia, consolidarne tutto il debito creando un gigante di argilla con oltre 90 mdi di debito (come già evidenziato da Asati e Findim nel corso dell’Assemblea del 2010).
TEF non ha alcun interesse riguardo l’Italia, né per lo scorporo della rete e i relativi investimenti per la NGN, né al mantenimento degli 82.000 posti di lavoro. L’accordo non porta alcun beneficio alla Società se non il suo immediato e progressivo declino.
A conferma di questa strategia annunciata di distruzione del perimetro attuale del Gruppo TI, l’azionista di controllo ha, infatti, costantemente bloccato tutte le proposte, avanzate anche dei piccoli azionisti in assemblea sin dal 2008, come l’aumento di capitale quando il titolo era a 1,8 euro, e che riteniamo ripresentate, dal Presidente Bernabè, nei vari CDA, con ipotesi di ingresso dei Libici, di Sawiris, Watchinson Wampoa, Soft Bank, China Petroleum ed altri soggetti Esteri e sempre ovviamente bocciate. Oggi capiamo i veri motivi:
• scoraggiare in modo significativo un eventuale nuovo socio industriale che abbia intenzione di contare nel gruppo;
• perseguire solo i suoi specifici interessi ovvero non permettere di perdere il controllo di Telecom diminuendo la sua partecipazione azionaria di controllo.
Di fronte all’inerzia del Governo e della classe politica (a parte limitate eccezioni) e che probabilmente ancora non ha capito la portata negativa anche per l’intero Paese, e ad un silenzio che ora si è tramutato in un piccolo cinguettio dopo le grida assordanti dei piccoli azionisti, ancora una volta penalizzati, Asati invita tutti i Consiglieri di Amministrazione indipendenti di TI, che hanno il diritto e dovere di rappresentare anche per legge tutti gli interessi delle minorities (oltre il 70% del capitale della Società) a denunciare nel corso del prossimo Consiglio del 3 ottobre questa perversa strategia che porterà ad una perdita ulteriore del patrimonio dell’Azienda, dei dividendi, dei livelli occupazionali e di tutto l’indotto.
Bernabè, manager onesto e per bene, di fronte a questo scenario, a dire la verità previsto da tempo, qualora non fosse modificato nelle prossime ore, di fronte alla scelta di gestire la distruzione farebbe bene giovedi mattina a dimettersi e lasciare ad altri dell’attuale CDA il compito di avviare la dissoluzione dell’attuale perimetro.
Sarebbe cosa onesta e responsabile che altri del Consiglio, almeno i consiglieri indipendenti, che hanno seguito con lui le vicende di questi ultimi anni drammatici, seguissero il suo esempio e sarebbero riconosciuti nella storia di TI come persone oneste in difesa degli interessi di tutti gli azionisti. Tra l’altro Bernabè ha avuto il merito di ripulire la Società dalle nefandezze compiute dalle gestioni precedenti di fronte e contro personaggi della finanza ancora seduti nel CDA, e in ovvio conflitto di interessi, che hanno sempre ostacolato quelle azioni, come Asati ha documentato nelle varie Assemblee e presso la Procura di Milano e che negando l’evidenza dei danni provocati descritti ampiamente nel rapporto Deloitte hanno permesso di far arrivare i tempi di prescrizione per i vertici Esecutivi della gestione 2001-2006. Assogestioni sui riflessi della presa di controllo di TEF su Telco rafforzi i presidi di indipendenza a tutela dell’intera compagine azionaria e del mercato e la Consob vigili sulla correttezza dello svolgimento di tutte le operazioni che avvengono sulla scatola di Telco fuori mercato.
Lanciamo infine un appello a tutti i piccoli azionisti oltre 500.000, uniamoci in Asati, la guerra ancora non è persa, portiamo 50.000 deleghe nella prossima assemblea questa è l’unica possibilità che ci resta per salvare e tutelare i nostri investimenti e risparmi e denunciare questo percorso che si consumerà a danno del 78% degli azionisti e a favore solo di Telefonica.


Per Asati
Il Presidente
Ing. Franco Lombardi
Roma 30 settembre 2013
   
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