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Telecom Italia-Asati: plauso al Senato
Telecom Italia-Asati: plauso al Senato


17-10-2013  | Invia Invia mail ad un amico Stampa Stampa

Prendiamo atto con soddisfazione delle decisioni assunte in data odierna (17 ottobre 2013) sul tema della nuova soglia dell’OPA...

Prendiamo atto con soddisfazione delle decisioni assunte in data odierna (17 ottobre 2013) sul tema della nuova soglia dell’OPA, nei casi in cui si verificano le condizioni di un controllo di fatto tramite un possesso del capital societario inferiore al 30%.

L’obiettivo di Asati rimane quello di consentire alla Società di essere presente nel nostro Paese al fine di arrivare ad eliminare al più presto il Digital Divide, di conseguire gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea relativi alla larga banda, di difendere gli interessi dei piccoli azionisti risparmiatori, che detengono la maggioranza del capitale di TI insieme a tutte le minorities, di mantenere il livello occupazionale diretto e indiretto che vede TI tra le prime 4 aziende del Paese, e di dare un impulso nuovo alla ricerca e sviluppo che negli anni ’90 vedeva Telecom Italia con i laboratori prima dello CSELT Torino e poi Tlabs una delle prime aziende nel mondo come innovazione tecnologica.

Ora ci aspettiamo dalla Consob, che diligentemente vigila su eventuali manovre speculative sul titolo, una attuazione delle nuove regole, con particolare attenzione all’attuale faraginoso processo di raccolta delle deleghe che vedono i piccoli azionisti, che pur avendo potenzialmente una percentuale del capitale molto consistente sono in forte difficoltà a ridosso dell’Assemblea, soprattutto dopo l’introduzione della record date che di contro favorisce i rappresentanti di gruppi finanziari molto forti.

Errata invece la posizione del Ministero del Tesoro che avrebbe suggerito una strada diversa alla doppia soglia dell’OPA ovvero “cambiare la soglia dell’OPA lasciando agli statuti delle singole aziende la facoltà di fissare una soglia inferiore all’attuale 30% per far scattare l’obbligo di offerta”. Forse ai tecnici del Tesoro è sfuggito che per cambiare lo statuto delle Società occorrono i voti in assemblea pari ai 2/3 del capitale, che come esempio nel caso specifico di Telecom Italia significa che in assemblea dovrebbe essere presente almeno il 70% del capitale, cioe’ 9,38 miliardi di azioni! Ipotesi teoricamente possibile ma praticamente irrealizzabile, analizzato la forte prevalenza di azionariato diffuso (oltre 500.000 piccoli azionisti) per cui seguendo questa strada, cambiare la doppia soglia non porterebbe nessun beneficio .

Per Asati
Il Presidente
Ing. Franco Lombardi
Roma 17 ottobre 2013
   
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