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Lettera al Cda e Collegio Sindacale
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19-11-2015  | Allegato Lettera al Cda(19_11_2015).pdf Invia Invia mail ad un amico Stampa Stampa

Riunione CdA di Telecom Italia SpA del 20 c.m.

Roma, 19 novembre 2015

Spett.le Telecom Italia S.p.A.
c.a. Consiglio di Amministrazione

Presidente, Ing. Giuseppe Recchi
Amministratore delegato, dott. Marco Patuano

Consiglieri:
prof.ssa Lucia Calvosa
dott.ssa Laura Cioli
dott.ssa Francesca Cornelli
dott.ssa Giorgina Gallo
dott.ssa Denise Kingsmill
dott. Tarak Ben Ammar
dott. Davide Benello
dott. Flavio Cattaneo
dott. Jean Paul Fitoussi
dott. Luca Marzotto
dott. Giorgio Valerio
General Counsel avv. Antonino Cusimano
Collegio Sindacale
Presidente dott. Roberto Capone
dott. Gianluca Ponzellini
dott.ssa Paola Maiorana
dott. Vincenzo Cariello
dott. Ugo Rock

Per Conoscenza:

PEC alla CONSOB att.ne del Presidente Prof. G.Vegas, Dott.ssa C.Piazzini, Dott.ssa V.Torchella


Oggetto: Riunione CdA di Telecom Italia SpA del 20 c.m.

In relazione alla riunione del CdA, chiamata a deliberare in merito alla richiesta di integrazione dell’OdG dell’assemblea straordinaria di Telecom Italia azionisti ordinari del prossimo 15 dicembre, presentata dall’azionista VIVENDI, invitiamo il CdA, nella sua configurazione di organo collegiale, a prendere atto, esaminare e valutare le seguenti osservazioni:
1. la compatibilità, con la normativa vigente, di inserimento all’odg di assemblea straordinaria di materia competenti, per normativa e per statuto di TI, ad assemblea ordinaria, avendo termini di convocazione e quorum deliberativi diversi.
A tale proposito non possiamo non osservare come TI, storicamente provvedendo agli adempimenti nel giorno stesso della scadenza del termine ultimo, abbia, viceversa, in questo caso, convocato l’assemblea straordinaria con un ampio margine che, guarda caso, è andato a coincidere con il termine ultimo di convocazione di un’ipotetica assemblea ordinaria avente ad oggetto la nomina di membri di organi sociali (a sua volta superiore a quello dell’ordinari termine di convocazione).
2. la compatibilità con la normativa vigente e, in particolare, dell’art. 9 dello Statuto di TI e dell’art. 147-ter del TUF, dell’elezione di membri del CdA senza ricorso al voto di lista.
Nel caso specifico, infatti, non ci sembrano sussistere i requisiti per le fattispecie che, a norma di Statuto, consentono di derogare al procedimento “per liste”; né appare semplicisticamente superabile tale impostazione dello statuto che, ex art. 2380 c.c., prevale sulle stesse norme del codice civile nella relativa materia.
3. L’eventuale individuazione delle modalità da adottare per consentire, comunque, le candidature alternative a quelle presentate dal socio Vivendi e relativa messa in votazione, con adozione dei necessari provvedimenti.
4. la compatibilità, sempre con l’ordinamento vigente e con lo Statuto di TI, del risultato, derivante dall’eventuale approvazione da parte dell’assemblea sia dell’aumento del numero dei membri del CdA sia dell’elezione dei quattro candidati di Vivendi.
5. Nello specifico, infatti, verrebbe alterato il rapporto tra membri appartenenti a lista di maggioranza e lista/e di minoranza previsto per l’organo sociale. Su un totale complessivo di 17 membri, 14 (anziché 11) sarebbero espressione del socio di maggioranza (4 per elezione diretta e i restanti 10 in quanto eletti sulla base della lista TELCO, che vedeva tra gli azionisti Mediobanca, della quale Vivendi e’ il secondo azionista con circa l’8%, venendo quindi meno potenzialmente il requisito basilare del non collegamento tra gli azionisti presentatori).
Per differenza, i membri eletti da soci di minoranza, non collegati con l’azionista di maggioranza, rimarrebbero 3 (anziché 6), dando vita a un organo sociale completamente difforme a quello previsto dallo Statuto e a quello emerso dalla volontà della stessa assemblea di TI chiamata a nominarlo.
Ovviamente ci riserviamo di valutare quanto contenuto nella Relazione di Vivendi che, al momento in cui scriviamo, non risulta ancora essere stata messa a disposizione e ciò in difformità alla modalità prevista dall’art. 126 bis del TUF, co. 4, che ne prevede da parte della Società il deposito contestualmente alla pubblicazione della notizia di richiesta di integrazione dell’OdG, notizia da Voi data con comunicato del 15 u.s.
6. Si rilevano dubbi anche sull’ingresso nel CdA, per di più con le modalità di che trattasi, di un numero tale di membri che, difficilmente, possiamo considerare in possesso del requisito di indipendenza. Ciò altererebbe, di nuovo, in maniera significativa l’attuale rapporto tra amministratori dipendenti e indipendenti: oggi sono indipendenti 9 su 13, ossia il 69% del CdA; a seguito della proposta Vivendi gli indipendenti sarebbero 9 su 17 ossia il rapporto scenderebbe al 53%, facendo perdere all’organo una delle caratteristiche principali, positivamente sottolineata in diverse occasioni dallo stesso Presidente del CdA.
Inoltre, ancora più “preoccupante” appare la richiesta di Vivendi che tali amministratori possano continuare a svolgere ruoli di primo piano nella stessa Vivendi, situazione che, con tutta evidenza, potrebbe creare situazioni di conflitto.
7. Infine, una simile operazione porterebbe Vivendi ad avere una rappresentanza nel CdA ben superiore al suo peso come azionista:
- Rispetto al totale dei membri del CdA, 4 su 17 rappresentano il 23,5% (a fronte del 20% sul capitale sociale);
- Ancor più accentuato nel caso del rapporto rispetto alla quota di membri del CdA spettanti alla lista di maggioranza – che, risulterebbe avere 14 (anziché 11) membri su 17) - poiché Vivendi, avendone 4, coprirebbe il 28,6% dei posti, assai superiore al 13,33% derivante suo peso di azionista (20%) riparametrato al 66,66% del capitale, attribuibile per Statuto alla lista di maggioranza.
Riservandoci di valutare l’intera questione, alla luce sia della documentazione di Vivendi che sarà messa a disposizione sia delle decisioni che il CdA vorrà adottare, non possiamo che segnalare l’ulteriore ostacolo, dato dai modi adottati e dai tempi assai ridotti, a un pieno e corretto esercizio dei diritti dell’azionariato diffuso, non istituzionale, al quale stiamo andando incontro e proprio in una società che risulta composta, in larga parte, quanto a numero, da investitori individuali.
La presente è inviata anche al Presidente del collegio sindacale, al fine di sollecitare un adeguato esercizio dei poteri normativamente previsti, a tutela della rispondenza all’ordinamento e allo Statuto dell’operato del CdA di Telecom Italia.
Augurandoci che il CdA, individualmente e collegialmente, possa operare nell’ottica di un pieno e reale interesse societario, inviamo cordiali saluti

Presidente Asati
Ing. Franco Lombardi

Roma 19 novembre 2015
   
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